di WANDA CHERUBINI
VITERBO – Aveva soltanto 3 mesi ancora da scontare in carcere e poi sarebbe tornato libero. Rimane, quindi, ancora più inspiegabile il gesto del giovane tunisino del ’95 che ieri si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella nel carcere di Mammagialla. Il giovane soffriva di disturbi psichici. Sulla triste vicenda, che ancora una volta ha messo sotto i riflettori non solo il carcere viterbese, ma gli istituti penitenziari italiani, dove da anni si denuncia un sovraffollamento, è intervenuto il sindacalista dell’Uspp Danilo Primi : “I detenuti psichiatrici negli istituti comuni non ci devono stare. Sono persone deboli che alla prima difficoltà possono cadere. Poi si va a cercare le colpe sempre tra chi fa ogni giorno il suo dovere, nonostante i disagi e le continue minacce subite. Bisogna che l’amministrazione affronti queste problematiche. La polizia penitenziaria ogni giorno lavora sotto minacce e soprusi, ma più che il problema del sovraffollamento delle carceri, che c’è sempre stato, tanto che ogni istituto penitenziario ha almeno 100-150 detenuti in più, c’è a mio avviso un’impunibilità di  quello che succede dentro la struttura carceraria.  Ci devono essere delle regole e chi non le rispetta va punito. Invece, c’è l’impunibilità, un garantismo all’eccesso e dentro il carcere girano droga, telefonini ed essendo sotto organico non riusciamo a garantire un controllo capillare della situazione. Poi a tutto ciò si assomma il fatto che abbiamo detenuti psichiatrici che arrivano a valanga. Tutti questi extracomunitari che arrivano da noi sono per la maggior parte e stranamente  con problemi psichiatrici. Purtroppo ieri abbiamo dovuto registrare una vita in meno. Ma il fatto pare non interessare a nessuno. Una rapina, un furto, un incendio doloso fanno clamore sui social, ma un detenuto che si uccide dentro un carcere non interessa a nessuno  se non al garante dei detenuti ed a livello governativo non cambia nulla”.