La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello che aveva riconosciuto l’esistenza di una trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra negli anni delle stragi del 1992-1993. I giudici della sesta sezione penale hanno confermato l’assoluzione per gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, per l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e hanno riconosciuto la prescrizione per il boss Leoluca Bagarella e per il medico Antonino Cinà, considerato vicino a Totò Riina.
La sentenza della Cassazione, pronunciata dopo oltre due ore di camera di consiglio, ha fatto cadere tutte le accuse di minaccia e violenza ad un corpo politico dello Stato nei confronti degli imputati, usando la formula più ampia del “non aver commesso il fatto”. Si tratta di un ribaltamento rispetto al primo grado di giudizio, quando la Corte d’Assise di Palermo aveva condannato a pene pesanti i carabinieri, Dell’Utri, Bagarella e Cinà, sostenendo che la trattativa c’era stata e aveva rilevanza penale.
La Cassazione ha seguito le richieste del pg Nino Gatto, che aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di appello solo per alcuni capi d’imputazione relativi alla minaccia nei confronti dei governi Amato e Ciampi. Il pg aveva invece sollecitato la conferma dell’assoluzione per Dell’Utri e la riqualificazione dei reati per Bagarella e Cinà nella forma del tentativo, con conseguente prescrizione.
La sentenza della Cassazione mette fine a un processo durato dieci anni, tra primo grado, appello e legittimità. Il processo era nato dalle dichiarazioni di alcuni pentiti e del figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, che avevano raccontato di contatti e incontri tra esponenti delle istituzioni e rappresentanti di Cosa nostra dopo l’omicidio dell’onorevole Salvo Lima nel 1992. La trattativa sarebbe stata intavolata dai carabinieri fino al 1993, dall’anno successivo in poi da Dell’Utri.
In aula era presente Mori, che ha commentato: “Mi sento parzialmente soddisfatto, considerando che per 20 anni mi hanno tenuto sotto processo. Ero convinto di non avere fatto nulla, il mio mestiere lo conosco, so che se avessi sbagliato me ne sarei accorto”. Anche Dell’Utri ha espresso la sua soddisfazione: “Sono contento che sia finita questa storia. Non ho mai avuto rapporti con la mafia”.
La sentenza della Cassazione è stata accolta con amarezza dai familiari delle vittime delle stragi. Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino ucciso nella strage di via D’Amelio nel 1992, ha detto: “Sono molto delusa e amareggiata. Questa sentenza cancella una verità storica che era stata accertata nel primo grado. Spero che si faccia chiarezza su cosa è successo in questi anni”. Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, ha aggiunto: “Questa sentenza è una vergogna. Hanno distrutto il lavoro dei giudici di Palermo che avevano fatto emergere la verità sulla trattativa. Non ci arrenderemo mai”.