Vincenzo Peparello, presidente Confesercenti Viterbo

VITERBO – Nel turismo della Tuscia non c’è aumento delle presenze, anzi,rispetto ale aspettative per le buone performance di metà luglio, ad agosto si registra un calo degli stranieri,soprattutto del mercato di lingua tedesca e persino una flessione degli italiani, Gravano fortemente il rincaro dei carburanti,l’inflazione,il caro vita e l’aumento dei tassi dei mutui, E’ questo il quadro generale della situazione registrato dalla Confesercenti di Viterbo. Anche se a livello nazionale le previsioni sono in miglioramento, ma sotto le attese di inizio stagione per il weekend lungo di Ferragosto – fino al 16 agosto – l’attesa è di 17 milioni di presenze turistiche, per il 60% italiane nelle strutture ricettive ufficiali. Numeri in crescita rispetto alle ultime settimane, ma certo non si sta registrando il sold-out: nel periodo clou delle vacanze degli italiani sono numerosissime le località turistiche nelle quali c’è un aumento delle prenotazioni, ma su livelli lontani dal “tradizionale pienone” di metà agosto.

E’ quanto emerge dal consueto monitoraggio realizzato dal Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti sulla disponibilità ricettiva presente sui diversi portali di prenotazione online. Il tasso medio di occupazione dell’offerta si attesta al 90%, oltre un punto in meno rispetto al 2022 anche se per effetto del calendario il ponte di Ferragosto 2023 durerà un giorno in più.

Così, dopo due mesi di flessione del mercato, le aspettative delle imprese ricettive italiane di recuperare qualche punto percentuale di occupazione nella settimana centrale di agosto sembrano ancora disattese. Per il ponte fino al 16 agosto (5 notti) la saturazione dell’offerta oscilla tra il 94% delle località dei laghi e l’80% delle località termali.

In generale, è prevista una temporanea risalita dei tassi di occupazione per le diverse tipologie di prodotti turistici, ma su livelli inferiori a quelli registrati nel 2022. Per le località marine in media si registra un calo di circa 4 punti e un punto percentuale per le località dei laghi. Le strutture delle aree rurali/collina e di montagna registrano circa 3 punti in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Per le città d’arte l’occupazione media si ferma all’82% contro l’84% dello scorso anno, mentre le strutture delle località termali salgono all’80% con un incremento di circa un punto.