Ultime battute della campagna elettorale per le Regionali. Alessio D’Amato fino all’ultimo corteggia la Bianchi agitando l’ipotesi del voto disgiunto, Giuseppe Conte e rilancia, facciamola   presidente. Pd: inaccettabile. E il centro destra sta a guardare. Esauriti i colpi bassi e le polemiche inutili non resta che la caccia agli indecisi. Ma la gente aver altro da pensare.

 

di Paolo Dordit

Il gioco degli equivoci tiene banco fino alla fine, la lunghissima corsa alle regionali del Lazio finisce senza posizioni chiare e definite. Una confusione voluta? Difficile dirlo, Machiavelli non abita più qui. I grillini faranno patti con gli odiati dem per impedire che il candidato del centro destra vinca a mani basse? Alessio D’Amato fino all’ultimo corteggia Donatella Bianchi agitando l’ipotesi del voto disgiunto; Giuseppe Conte gioca come il gatto con il topo e rilancia, facciamo  Bianchi presidente. Inaccettabile per il Pd. Dunque che si fa? Se non mancasse una manciata di giorni al voto ci sarebbe da sorridere e da divertirsi, ma siamo in chiusura e l’elettorato non può non essere sconcertato. Che indicazioni possono seguire se i colonnelli dei due partiti non sanno che pesci pigliare? Sul tavolo i conti sono già fatti, al netto dei sondaggi che possono anche non essere attendibili fino in fondo. Nella eterna contrapposizione tra destra e sinistra nel Lazio  non c’è dubbio che questa volta il candidato Rocca abbia maggiori probabilità di vincere. Per lui potrebbe sicuramente essere più del 40 per cento degli elettori. Alessio D’Amato, pur con la sua potentissima macchina elettorale, con il potere che gli viene dal controllo ferreo esercitato sulla sanità è lontano, indietro di troppi punti in percentuale. La palla sta nel campo di Giuseppe Conte e della sua candidata, sprovvista di qualsiasi esperienza politica e amministrativa ma forte di un pacchetto di consensi che potrebbe rivelarsi determinante.
Il recupero dei grillini sul piano nazionale ha del miracoloso, il fatto che possano essere l’ago della bilancia nel Lazio  dopo la disastrosa conclusione della avventura della Giunta Raggi ha del paradossale. Del resto va detto che il M5S ha letteralmente tenuto in piedi la maggioranza di Zingaretti nell’ultima consiliatura della Pisana dimostrandosi “indispensabile”.  Riassumendo. I voti nel Lazio sono mediamente distribuiti equamente tra i due schieramenti, e la differenza la fanno i soliti indecisi, sensibili alle sirene delle promesse elettorali, al fascino dei candidati, agli umori del momento. La sinistra estrema non abbandonerà certo D’Amato pur di potersi fregiare di “argine contro la destra”. Ma i grillini sono diversi, rispondono a logiche di tutt’altro tipo. Valgono quel 19-20 per cento che a loro attribuiscono i sondaggi? Si accorderanno per il voto disgiunto,  Giuseppe Conte ha dimostrato di non farsi troppi scrupoli. Siamo rovinati, chiunque vincerà lo farà dopo un arrivo in volata.
Peraltro bisogna anche avere il coraggio di guardare in faccia la realtà: non ci sono più  le campagne elettorali di una volta, la gente ha altro da pensare e la valanga di messaggi sui social non ha l’efficacia che gli esperti si aspettano. Non c’è pathos, non c’è pressione, non c’è partecipazione, nemmeno i manifesti elettorali di una volta, i volontari che distribuiscono i volantini, i candidati con i megafoni. C’è stato Matteo Messina Denaro, poi il terribile terrremoto in Turchia, poi Sanremo. I politici nazionali si sforzano di far capire che i test di Lazio e Lombardia condizioneranno con i loro esiti, il futuro nel breve termine del paese. Ma sono prediche al vento, così come i grotteschi colpi bassi che i candidati si sono scambiati e che hann o lasciato la platea indifferente. Sono altri i segnali che gli osservatori registrano e archiviano. Da una parte e dall’altra la campagna acquisti di tecnici e politici (non sono quelli del quadrante sanità) è in  corso, gli avanzi della Giunta Zingaretti hanno blindato dove hanno potuto i loro fedelissimi per poter contare su una solida base di potere anche se le cose dovessero andare male.  Non si butta via niente.