Durante l’emergenza Covid infermieri ed operatori sanitari provenienti soprattutto da Perù ed Albania hanno trovato posto in Italia. Ora chiedono di essere stabilizzati, superando il termine del 31 dicembre 2023.
A prepararli sono sovente le stesse strutture da cui vengono assunti, avendo così una forza lavoro necessaria per gestire la pandemia. Nel merito interviene Alessandro Contini, direttore Regione Lombardia del Gruppo Kos, che conta 20 residenze in Lombardia note come Anni Azzurri, per anziani e istituti di cura e 2400 posti letto sull’area lombarda. Il Gruppo Kos opera nel settore della salute e della cura delle persone in undici regioni italiane ed è presente a livello internazionale in Germania e India. Quasi 9.000 i lavoratori, tra personale sanitario libero professionista e dipendente, direttamente gestiti dall’azienda, senza l’intermediazione delle cooperative. Contini riferisce come si tratti di una gestione diretta, una scelta che hanno fatto e che stanno trasferendo anche alle ultime acquisizioni. Nel 2021 lo sblocco delle assunzioni nel pubblico manda in tilt il settore sociosanitario e Contini evidenzia come la carenza del personale non sia un problema legato al Covid, ma ante pandemia. “Il sociosanitario sembra essere figlio di un Dio minore, mancano medici, infermieri e OSS – incalza Contini – La carenza più marcata è nella provincia: in Lombardia le zone che soffrono di più sono Brescia e Bergamo. Va meglio nella città metropolitana dove ci sono più curricula da esaminare e grazie al passaparola anche più professionisti disponibili”. Contini spiega che per fronteggiare ora l’impennata dei costi del lavoro e delle utenze sia atteso un riconoscimento economico da Regione. i due fattori che hanno decisamente mandato in tilt il sistema sociosanitario devono ritrovarsi in due fattori: sblocco delle assunzioni nel settore pubblico e trasferimenti verso il sud, mettendo a rischio molte strutture. Il direttore regionale di Kos precisa: “Si trattava di un momento favorevole, era ripresa la fiducia delle famiglie verso le residenze per anziani dopo il disastro accaduto in pandemia, eppure è iniziata una crisi sostanziale di infermieri e medici”. i curricula poi sono sempre meno e anche per i grandi nomi che gestiscono più strutture sociosanitarie è sempre più difficile reclutare professionisti, come evidenziato da Contini che sottolinea come quest’anno le carenze si siano fatte sentire anche tra gli educatori e gli assistenti sociali. Un problema avvertito un po’ in tutta Italia, tanto che le stesse Regioni si sono attivate per cercare di tamponare la situazione. Il direttore regionale di Kos ammette che i corsi pensati da Regione Lombardia per formare Super Oss sono una manna dal cielo, così come medici e infermieri stranieri. “Abbiamo fatto prima di tutto delle selezioni interne perché avevamo operatori sanitari e infermieri che nel loro paese di origine avevano conseguito la laurea in medicina o infermieristica – precisa Contini- Grazie alla procedura semplificata di riconoscimento in deroga del titolo li abbiamo aiutati ad ottenere il titolo in Italia. Grazie poi al passaparola sono arrivati altri operatori sanitari, infermieri e medici. Li abbiamo accompagnati nel percorso di inserimento fornendo corsi in lingua italiana, alloggio e corsi sui modelli organizzativi del sistema sociosanitario italiano grazie alla nostra Kos Academy. In questo modo una volta arrivati in Italia sapevano come muoversi e quindi li abbiamo inseriti nei gruppi di lavoro”. Ma a frenare è la burocrazia. I primi operatori sanitari sono arrivati dalla Romania, circa 25 anni fa. Oggi il mercato è saturo, tanto che risulta più facile importare da Albania o sud America. Contini racconta come a Milano vi sia una forte presenza di operatori sociosanitari provenienti dal Perù che hanno fatto da cassa di risonanza per tanti connazionali. “Ci siamo avvicinati anche al mercato di Brasile e Cuba, ma abbiamo avuto difficoltà per il riconoscimento del titolo. L’iscrizione all’albo di appartenenza nel paese di origine è una condizione sine qua non per il riconoscimento in deroga, tante volte questo manca e nonostante la volontà del professionista di venire in Italia non si può completare la pratica. In altri casi i tempi della burocrazia sono biblici ed allora si fanno scelte diverse. Per cercare di risolvere il problema della carenza dei professionisti nel mondo sociosanitario sarebbe opportuno rivedere il numero chiuso e il percorso formativo in particolare degli infermieri”. Infine, per Contini la scelta dei Super OSS per il loro settore potrebbe essere un giusto compromesso anche per qualificare di più la professionalità degli stessi operatori che potranno così meglio aiutare gli infermieri per migliorare il livello di assistenza agli ospiti delle RSA.