La ‘bombà arriva dopo quasi tre ore di soporifero dibattito tv ma non direttamente dai 12 candidati presidenziali dem che si affrontano per la quarta volta prima delle primarie. La notizia, anticipata dal Washington Post, è che Alexandra Ocasio-Cortez, la giovane star dei deputati dem alla Camera, leader dell’ala progressista, ha deciso di dare il suo endorsement a Bernie Sanders sabato prossimo, in un comizio a New York. È lei lo ‘special guest’ evocato sul palco dal senatore del Vermont, che mette così a segno un grande colpo dopo il calo nei sondaggi che lo ha relegato alla terza posizione e i crescenti interrogativi sulla sua età e sulle sue condizioni di salute, soprattutto dopo il recente attacco di cuore. Invece lui, che con i suoi 78 anni è il candidato più anziano, sembra in grande forma, resiste in piedi per tre ore ed è più combattivo che mai. «Sono in salute, mi sento bene», risponde dalla tribuna del dibattito in Ohio, ringraziando i suoi rivali «dal profondo del cuore» per i loro auguri e promettendo una «campagna vigorosa in tutto il Paese». A fare le spese di questo endorsement sarà Elizabeth Warren, che finora ha sempre giocato in tandem con il collega dividendo la base e sostanzialmente la piattaforma elettorale radicale. Nelle ultime settimane però la senatrice l’aveva superato nei sondaggi diventando la frontrunner insieme a Joe Biden. E stasera i candidati più moderati, tra cui il sindaco di South Bend Pete Buttigieg e la senatrice Ami Klobuchar, entrambi in evidenza, hanno deciso di attaccare lei risparmiando l’ex vicepresidente. La Warren è stata messa in evidente difficoltà per aver glissato la domanda se aumenterà le tasse per la sua proposta di Medicare for all, la sanità pubblica per tutti. Persino Sanders l’ha criticata velatamente: «penso che sia appropriato riconoscere che le tasse saliranno». «Almeno Bernie è stato onesto, dobbiamo dire agli americani a chi invieremo il conto», ha rincarato la Klobuchar. La Warren è poi finita nel mirino insieme a Sanders per le sue ricette economiche, in particolare per la tassa sui ricchi e la proposta di spezzare i grandi monopoli della Silicon Valley. ‘Difendete i miliardari«, si è difesa, ma i rivali hanno spiegato che il suo non è l’unico approccio contro l’iniquità. Diversi i duelli con scintille. Tra Biden e la Warren sull’eredità di Obama. Tra Buttigieg e il deputato Beto ÒRourke sulle armi. Tra la senatrice Kamala Harris e la Warren sulla rimozione dell’account di Trump su Twitter. Ma niente di memorabile. Nessuno, nè gli intervistatori nè i rivali, ha infierito sui potenziali conflitti di interesse di Joe Biden e del figlio Hunter in Ucraina. L’ex vicepresidente si è limitato a difendere l’operato suo e del figlio, invitando a concentrarsi sulla corruzione del tycoon. E ha liquidato le preoccupazioni legate ai suoi 76 anni ricordando che »l’età porta saggezza ed esperienza«. I candidati si sono ritrovati uniti solo nell’approvare l’indagine di impeachment contro quello che hanno definito »il presidente più corrotto della storia Usa« e nel condannare il tycoon per l’improvviso ritiro delle truppe Usa dalla Siria, »tradendo la fiducia degli alleati curdi« e »minando la credibilità degli Usa nel mondo«. Il tycoon ha snobbato il dibattito senza degnarlo neppure di un tweet. Ma ci ha pensato il suo comitato elettorale a trarre le conclusioni: »ancora una volta il presidente Trump è stato il vincitore senza ombra di dubbio del dibattito« tra 12 candidati presidenziali dem che »hanno sempre voluto mandare in fumo l’economia più calda nella storia moderna